Re: Progetto proiezione IG a Napoli

Inviato da  GreatGig il 17/11/2006 2:03:48
Miodio che casino
Annuncio ufficialmente che non desidero nessun tipo di "protezione", me la caverò da solo e dopotutto, non mi sento mica lapidato.

A floritzel:

Citazione:
E’ per questo che ho citato “Liberazione”, un organo informativo del prc, scritto da giornalisti inequivocabilmente a conoscenza di quanto già da anni circola in rete sull’11/9, e a cui molti lettori hanno anche scritto, a riguardo.
Immagino che un minimo di interscambio tra partito e organo informativo sia ancora vigente, o mi sbaglio?


Io sono un lettore del Manifesto, sono un militante un po' disobbediente per quanto riguarda la lettura dei quotidiani
Quindi su Liberazione non so dirti moltissimo, se non che l'ho trovato sempre povero nei confronti del Manifesto.
Ti invito soltanto a non sopravvalutare i giornalisti (a Liberazione tra l'altro gli stipendiati sono pochi e troppo spazio è concesso a dirigenti e personaggi non immediatamente giornalisti, secondo me). Dire che siano "inequivocabilmente" a conoscenza delle prove che smantellano la versione ufficiale sull'11/9 e che si adoperino per tenerla nascosta mi sembra francamenteun'enormità.
Che invece Liberazione privilegi gli argomenti della discussione politica del momento (e in questo seguendo la linea del partito) è senz'altro vero. Ed è uno dei motivi per cui preferisco il manifesto, che spesso diffonde notizie che è difficile ritrovare persino in rete e che non ha proprio un editore di riferimento.

Nella stessa maniera (per quello che scrivi dopo) ti invito a non sopravvalutare i politici (l'abbiamo visto tutti il servizio delle Iene no?). Quanti sono i parlamentari che secondo te conoscono Griffin? Quanti quelli che leggono i giornali americani?
Il meccanismo con cui il potere tiene questo tipo di verità nascoste secondo me si basa molto di più sull'ottundimento delle capacità critiche e di analisi, e sulla carenza di informazioni, piuttosto che sulla copertura consapevole delle stesse.

Citazione:
Quello che dovrebbe farti riflettere, è proprio la rinuncia (o scelta programmata? O cambio di rotta strategico?) del prc, e dei partiti in generale, a cogliere ciò che avviene “dal basso”.


Questo è vero, è riguarda la politica tutta, se non la società nella sua interezza. Però secondo me non si tratta di rinuncia, ma di condizione di fatto, determinata da elementi davvero più grandi e potenti di quelli di un partito come il mio. Che in ogni tesi congressuale, in ogni dibattito, in ogni uscita parla di partecipazione, di movimento, di rinuncia all'idea di conquista del potere.


Citazione:
Personalmente, la mia scelta anarchica scaturisce da una riflessione che prescinde e travalica la contingenza del “partito comunista italiano” e la sua storia. Semplicemente, credo che il “socialismo” sia solo, e NON necessariamente, un passaggio verso qualcosa di sempre dinamico, che deve necessariamente prescindere dall’idea di uno STATO. “Sociali” sono gli individui, non le istituzioni. E gli individui non sono SOLO “socialità”, ma anche altro. e che non sia necessario organizzarsi in un partito, per organizzare la propria e l'altrui esistenza.


Qui parliamo di massimi sistemi davvero e rischiamo di apparire un po' inattuali. Cioè a dire, ha senso oggi dividersi fra anarchici e socialisti nell'era della globalizzazione, della guerra permanente, nell'Italia del berlusconismo e dei reality e via dicendo?
Io credo che l'ancora rimanga quell'"abolizone dello stato di cose presenti" di marxiana memoria.
Ma provo comunque a rispondere
Per prima cosa, anche la "dottrina" comunista prevede il raggiungimento di un mondo senza classi, con un potere molto decentrato e l'espressione dell'umanità a second dei propri bisogni, delle proprie capacità. La conquista del potere e la costruzione di uno stato socialista governato da una dittatura del proletariato era il passaggio tattico per vincere le resistenze capitaliste e poter costruire una società davvero socialista.
Ma appunto, era un passaggio tattico legato alla società industriale ottocentesca. Già il leninismo stravolse questa teoria, e Stalin non andrebbe chiamato comunista nè socialista, secondo me.
Oggi definirsi comunisti in Italia non vuol dire certo rivendicare l'eredità statalista e accentratrice dello stato sovietico, davvero.
E neanche essere nostalgici del Pci che indottrinava le masse con le pagine e i festival dell'Unità.
Oggi chiamarsi comunisti significa tante altre cose, tra cui anche avere l'ambizione di ridare un senso alla politica, alla partecipazione, ai bisogni e alle idee di tutti gli individui che oggi non sono liberi di determinare (e troppo spesso neanche di immaginare) le loro esistenze.
Parlare del peso del grande Pci significa rimpiangere uno strumento potente che la sinistra aveva per incidere realmente sulla società, per farla crescere. (Soprattutto oggi che il principale mezzo di conoscenza del mondo che abbiamo è quella porcata della televisione). Non significa rimpiangere una potenza capacedi andare al governo e di asservirsi al patto di Varsavia.

Citazione:
Io credo che possano ancora essere le grandi strutture organizzate della società civile: partiti, sindacati, associazioni.

Certo, questo si è verificato anche durante la Rivoluzione anarchica di Spagna del 1936. Ma quelle organizzazioni erano un mezzo, non un fine.
Onestamente, possiamo considerare tali i partiti, i sindacati e le associazioni di oggi?


Onestamente, no.O almeno, quasi sempre no. Ma non significa rinunciare a sperarci e sorpattutto a lavorarci.
Perchè ritengo che solo dei luoghi di organizzazione, di solidarietà, di democrazia condivisi possano portare gli individui a contare davvero. Luoghi che portino le persone a incontrarsi, a scontrarsi anche, a conoscersi. Credo che si cresca soltanto stando uniti.
Poi ripeto, tutto ciò a partire dal presente e dalla condizione in cui viviamo. In un mondo cioè che ci vuole isolati, in lotta tutti contro tutti, numeri destinati a produrre e consumare e ad arricchire i pochi che davvero possono scegliere della propria vita e del proprio futuro.
Quando il capitalismo sarà superato, sarò ben felice di discutere con gli anarchici, solo per il fatto di chiamarmi comunista mica vuol dire che ce l'ho con loro, anzi.

P.S.: hai militato 15 anni in rifondazione comunista? Sei uscita l'altro ieri allora
Scherzo, sarà divertente, immagino, parlare con te di personaggi sicuramente noti a entrambi.

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