Re: Il buco del Pentagono: un aggiornamento

Inviato da  wells il 26/4/2008 19:43:47
Ti ringrazio. Freneticamente voleva essere ironico, ma sul serio ero convinto che quella signora fosse tra i feriti, in procinto di essere adagiata su quella barella.
Lo avevo notato l’anno scorso, senza, mi è sembrato, particolari contestazioni.

Re: Il buco del Pentagono: un aggiornamento #27

Poi voglio vedere come fanno a mettere
la sciura vestita di bianco su quella
barellina rossa.

Inviato il: 3/12/2007 14:36

E posso riconoscere senza alcuna fatica di essermi sbagliato.
Però c’è anche un altro discorso da fare.
Stephen McGraw, il prete, e Mark Faram, l’autore della seconda foto, ossia questa (l’altra, la prima, è di Ingersoll):





sono fra gli elementi più sospetti dell’intero plot, se di plot si tratta.
Se prendiamo per buone le loro testimonianze e, per ciò che riguarda Faram, le loro fotografie, possiamo chiudere baracca e burattini e passare ad altro.
McGraw dice di essere arrivato al Pentagono 45 secondi dopo l’evento, al quale dice di aver assistito.
Faram (che lavora per il gruppo di «Usa Today», come Mike Walter e qualche altra decina dei sedicenti testimoni) ha ripreso un pezzo dell’aereo, in una foto molto famosa:





Ci sarebbe tutto quello è necessario per mettersi il cuore in pace.
Dunque, se vogliamo continuare a discutere di quegli eventi, dobbiamo dimostrare che i due dicono cose false, e dimostrarlo sulla base dei fatti, che debbono essere più convincenti delle loro asserzioni.
Per McGraw non c’è problema.
Lui dice di essere arrivato 45 secondi dopo l’esplosione.
A smentirlo è lo stesso Mark Faram, il quale dice di essere “arrivato al Pentagono 10 minuti dopo l’evento” e di aver “visto McGraw attraversare il guard-rail con il libro delle preghiere in una mano, la stola nell’altra”.
Se McGraw è arrivato 10 minuti dopo non può aver assistito all’evento, non può aver visto l’incidente capitato al tassista con uno dei pali ecc.
Questi sono i due personaggi.
E questo mi fa pensare che l’evento al quale partecipano, in quella fotografia, è una messinscena.
Tutta l’ambientazione è equivoca, specie se messa al confronto con le immagini reali, convulse, realmente frenetiche, dei primi minuti successivi all’impatto, quali si possono vedere, per esempio, nel documentario del National Geographic (“Zero Hour”, parte II).
In conclusione, l’errore non è stato cercare di mettere una didascalia a quella foto.
L’errore (in questo caso) è stato mettere una didascalia sbagliata.

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