Re: Analisi delle foto lunari - Sintesi

Inviato da  Jck il 2/2/2006 17:56:53
Per Orione:
ciao e ben trovato. Ti prego di non abbandonarci se no rimaniamo senza astronomi

Per quanto riguarda la teoria delle "palle piene", anche per me è ottima. Tuttavia non è mia. Io l'ho semplicemente adottata. L'autore è Bruno61

Per quanto riguarda infine la foto dell'orma, devo dire che la prima volta che l'ho vista quella che ti sei posto tu è stata anche la domanda che mi ero posto io. Massimo, nelle sue pagine web dedicate alla luna faceva un piccolo test. Mostrava quella foto ingrandita e poi diceva: "cosa c'è che non va nella foto?". Lui si riferiva - l'ho capito dopo che lo ha detto qui sul forum - al fatto che le ombre non si accordavano con una sorgente luminosa naturale. Lui sostiene, ed ha assolutamente ragione, che quelle obre sono state prodotte da una sorgente artificiale. La discussione, infatti, si è ora spostata su di una particolare macchina fotografica con flash. Io la chiamerei la discussione sul "flash si/flash no".
Io, invece, guardando quella foto mi ero chiesto, come te, come fosse possibile lasciare una impronta così ben definita in assenza di umidità. La risposta migliore, secondo me, l'ha data rigel. Lui ha sostenuto che l'impronta poteva aversi anche senza umidità se il terreno fosse stato particolarmente fino. Rigel ha citato il borotalco per fare un esempio. Mi ricordo che immediatamente ho fatto una prova. Ho versato un po' di borotalco su un foglio di carta e l'ho calcato con un dito. Pur non essendo il borotalco umido, è rimasta chiaramente impressa la mia impronta digitale.


Per franco8:
si, quello della macchia fotografica puntuale è stato un problema che mi ha angustiato per un po'. Io avevo ben chiaro fin dall'inizio (se ti ricordi il mio primo abbozzo di teoria) che l'angolo solido dovesse essere sotteso all'obbiettivo (o alla porzione di lastra fotografica - credo sia indifferente) e non alla porzione di terreno. Solo che non sapevo, causa ignoranza, come impostare matematicamente il problema. Poi, una volta capita l'impostazione teorica, sono giunto alla conclusione che la grandezza fotometrica significativa per spiegare la maggiore o minore luminosità delle foto non era il flusso luminoso ma, bensì, la "pressione" del flusso luminoso sulla pellicola o obbiettivo (ho utilizzato un termine sicuramente improprio ma che rende l'idea: la pressione del flusso luminoso dF/dA)

A questo punto io credo che valga la pena di eseguire il calcolo numerico. A me non costa molto. Anche perché sono riuscito a trasformare un integrale di area in un più semplice integrale di contorno per mezzo del teorema di Gauss.

Il problema quindi si sposta e diventa questo: su quali porzioni di terreno integrare per avere risultati significativi? Qui mi avete aiutato a capire sia tu che rigel. L'integrazione fa fatta su di una qualsiasi porzione di terreno a patto che sottenda lo stesso angolo solido. In questo modo, a parità di "area sulla foto" è possibile calcolare in lux l'illuminazione che arriva dal terreno. Se l'illuminazione diminuisce con la distanza allora abbiamo una spiegazione rigorosa dell'effetto che si vede in alcune foto, altrimenti non abbiamo alcuna spiegazione.

Credo che è questo che vogliamo sapere, no?

P.S. Si, anch'io avevo intenzione di considerare il "tetha" costante e pari a 0°. In questo modo il calcolo si semplifica perché cos(tetha)=1. E' una approssimazione accettabile se, come dici tu, faccio riferimento all'obbiettivo.

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